Mano a mano che ci avviciniamo alla prossima legge di Bilancio, il quadro assume contorni più definiti soprattutto per quanto riguarda le pensioni. Ecco di quanto aumenteranno nel 2026.
Da questo 2025 ci saremmo aspettati di più, molto di più. Sul fronte previdenziale la Legge di Bilancio 2025 è stata alquanto deludente: niente abolizione della legge Fornero e, soprattutto, rivalutazione degli assegni dello 0,8% a fronte di un’inflazione che ha ricominciato a prendere il volo.

Le pensioni italiane sono tra le più basse all’interno dell’Unione Europea. Sono tante, troppe le persone che, dopo una vita di lavoro non ricevono neppure 1000 euro al mese. Gli assegni minimi sono ancora fermi a poco più di 600 euro. Nel 2025 nessuno può riuscire a vivere in Italia con 600 euro.
Che cosa aspettarsi dal 2026? Il Governo di Giorgia Meloni è impegnato da settimane – anzi da mesi – a trovare la quadra giusta per dire addio alla legge Fornero ma senza mettere in crisi le casse dell’Inps. Si è parlato poco di rivalutazione ma ora, sempre più vicini alla prossima Manovra, il quadro inizia ad avere contorni più definiti.
Pensioni: ecco di quanto aumenteranno nel 2026
Quando si parla di pensioni non conta solo anticipare l’uscita dal lavoro: è urgente anche pensare di aumentare gli assegni, attualmente davvero troppo esigui. Quali sono i piani del Governo per l’anno che ci attende? A quanto ammonterà la prossima rivalutazione?

Abbiamo gioito con la rivalutazione dell’8,1% del 2023. Non male quella del 5,4% del 2024. Ci è crollato il mondo addosso quando abbiamo appreso che, nel 2025, la percentuale si sarebbe fermata allo 0,8. In pratica le pensioni minime quest’anno sono aumentate di circa 3 euro. Del resto pensavamo di essere ormai fuori dall’incubo dell’inflazione che, invece, con un colpo di coda che nessuno si sarebbe aspettato, è tornata a salire.
E proprio questa nuova risalita ci fa pensare che, nel 2026, la rivalutazione degli assegni Inps sarà di nuovo più alta: sicuramente più alta rispetto allo 0,8% del 2025. Tuttavia, inflazione e costo della vita non sono gli unici due fattori da considerare e che possono incidere sulla percentuale di rivalutazione. Bisogna fare i conti anche con le risorse a disposizione dell’Esecutivo e con quanto si voglia – e si possa – investire in ambito previdenziale. Pur avendo le pensioni più basse, paradossalmente, l’Italia è tra i paesi con una spesa previdenziale più alta.
Anticipare l’età pensionabile costerà parecchio alle casse dello Stato e questo significa che potrebbero non restare abbastanza risorse per una rivalutazione alta, come quelle degli anni scorsi. Per il momento, comunque, è ancora presto per parlare. Giorgia Meloni e il suo team non hanno ancora deciso nulla in merito. Di conseguenza, per il momento, non è ancora possibile stabilire di quanto aumenteranno gli assegni Inps nel 2026 ma le previsioni degli esperti di Economia lasciano ben sperare: l’incremento dovrà necessariamente essere adeguato all’aumento del costo della vita